Scrittore e pittore italiano.
Interrotti gli studi tradizionali per dedicarsi interamente e liberamente alla
pittura, fu uno dei primi artisti italiani a trasferirsi a Parigi, dove visse
dal 1899 al 1907; qui assimilò la lezione artistica di E. Degas e di P.
Cézanne e operò a contatto con gli esponenti delle principali
correnti d'avanguardia. Al suo ritorno in Italia, si unì dapprima al
gruppo della rivista “Leonardo” e divenne quindi uno dei principali
collaboratori della “Voce”, dalle pagine della quale, nel 1910,
lanciò un polemico attacco contro il Futurismo; tuttavia, l'iniziale
dissenso nei confronti del movimento di F.T. Marinetti si tramutò presto
in aperta e convinta adesione. Nel 1913 insieme a G. Papini fondò la
rivista “Lacerba”, schierandosi a favore di una riduzione del
Futurismo al Cubismo, da lui teorizzata sia negli scritti, sia nelle opere
pittoriche del periodo, come
Cocomero e liquori (1914) e
Linee e
volumi di una strada (1914). Durante la prima guerra mondiale si
pronunciò decisamente a favore dell'intervento italiano e
partecipò al conflitto arruolandosi come volontario; nel primo dopoguerra
ripiegò invece su posizioni tradizionaliste e conservatrici e fu tra i
più fermi sostenitori del ritorno all'ordine: collaborò al
“Popolo d'Italia” fin dalla sua fondazione e divenne un convinto
seguace del Fascismo, da lui definito “movimento inteso alla rigenerazione
totale delle gerarchie e della Patria Italiana”. Nel 1939 fu nominato
accademico d'Italia. Particolarmente interessato al rapporto fra politica e
arte,
S. propugnò la necessità di un rinnovamento dell'arte
italiana, da attuarsi non tramite il ricorso all'esperienza straniera,
bensì attraverso il recupero dell'eredità dei grandi maestri del
passato, soprattutto del Quattrocento toscano. La propensione al regionalismo e
la ripresa dei modelli classici risultano evidenti dalle opere pittoriche della
maturità, fra le quali si ricordano
Donne toscane (1924),
Campi
e colline (1925),
Sulla spiaggia (1928),
La contadina (1932),
Processione (1933). In ambito letterario,
S. esordì come
teorico d'arte: fu tra i primi in Italia a illustrare e a divulgare le opere
degli Impressionisti francesi e del torinese Medardo Rosso (
Il caso Rosso e
l'Impressionismo,
1909) e fu autore, con una notevole passione
polemica, di numerosi interventi e scritti sulle varie esperienze d'avanguardia
e sui loro esponenti; di questa prolifica attività sono da menzionare i
saggi
Cubismo e Futurismo (1914),
Primi principi di un'estetica
futurista (1920),
Giovanni Fattori (1921),
Armando Spadini
(1926),
Periplo dell'arte (1928).
S. si dedicò pure
alla poesia, passando, con un percorso artistico analogo a quello pittorico,
dallo sperimentalismo più audace delle prime opere d'avanguardia
futurista (
Bif & zf 18,
Simultaneità e Chimismi
lirici,
1915) al tradizionalismo retorico e freddo di
Marsia e
Apollo (1938). Tuttavia, l'ispirazione più sincera e i risultati
più alti di
S. scrittore sono da ricercare nelle opere a carattere
diaristico e descrittivo: se le prime prove autobiografiche, i romanzi
Ignoto
toscano (1909) e
Lemmonio Boreo (1911), risentono di velleità
filosofico-letterarie eccessive, nelle prose successive - quali i bozzetti, le
impressioni e i paesaggi di
Arlecchino (1914),
Giornale di bordo
(1915) e
La giostra dei sensi (1919) - l'autore trovò la sua
congeniale misura di “impressionista” lirico amante della vita e
della natura, avvezzo a “posare le parole come il pittore i colori”.
Tra le sue opere meritano ancora di essere annoverate:
Kobilek:
giornale di battaglia (1918);
La ritirata del Friuli (1919), legati
all'esperienza del conflitto;
Ricordi di vita artistica e letteraria
(1930);
Itinerario inglese (1948);
L'uva e la croce (1951);
Passi fra le rovine (1952);
Fine di un mondo (1955);
D'ogni
erba un fascio (1958). Fra il 1959 e il 1968 apparvero i sette volumi che
costituiscono l'edizione completa delle sue
Opere; nel 1988, postume,
vennero pubblicate le importanti
Lettere a Prezzolini (Rignano sull'Arno,
Firenze 1879 - Forte dei Marmi, Lucca 1964).